Cecilia Zandalasini nel miglior quintetto europeo: il dado è tratto

Il primo passo compiuto nella carriera della giovane cestista ex Broni, Geas ed ora a Schio
26.06.2017 16:27 di Domenico Landolfo   vedi letture
Cecilia Zandalasini
Cecilia Zandalasini
© foto di Twitter Fip

Il basket non è solo numeri e statistiche, si dice di solito, e molto di ciò che decide le gare non sporca il referto, ma certe volte anche questi assiomi lasciano il proprio tempo. Avevamo visto Cecilia Zandalasini già l'anno scorso, nell'europeo under di categoria, piangere dopo un torneo e una finale monumentale in cui era arrivata la sconfitta, venire premiata col titolo di mvp, un riconoscimento che trova pochi precedenti nella storia e che ci spinge a risalire fino a Jerry West. La ritroviamo quest'anno ancora in lacrime dopo quel fischio tanto contestato contro la Lettonia, ma quando viene annunciato il quintetto delle 5 migliori giocatrici, lei c'è, col suo sorriso, i capelli sciolti e il pantalone sfasato, vicino ai mostri sacri della pallacanestro europea.
Chiude da miglior ala piccola l'intera competizione in doppia doppia di media, con un contributo che sarebbe potuto essere anche superiore se ieri avesse chiesto, un po' in stile David Robinson nella prima stagione Nba post Jordan, di avere più tiri e di rimpinguare il suo bottino nel boxscore. Non lo fa, gioca per la squadra e non a caso a fine torneo sarà la migliore del lotto per valutazione, dimostrando che sa incidere sul campo con tante piccole cose che spostano gli equilibri. Sarebbe però riduttivo limitarsi alle cifre. L'abbiamo vista rifilare parecchie stoppate veloci degne di una pallavolista, volare a rimbalzo con le molle sotto i piedi, prendersi la leadership della squadra quando il momento lo chiedeva, ma soprattutto correre in transizione e sparare, sia di corsa, sia con un quel palleggio, arresto e tiro con i piedi che vanno indietro e la retina che squittisce in maniera inequivocabile.

A 21 anni, avere la pallacanestro femminile ai propri piedi, sia per talento, sia per essere simbolo del rinnovamento che si vuole dare al basket in rosa, non deve essere facile, ma se c'è qualcosa che a Cecilia riesce bene è rendere semplici anche quelle cose che sembrano difficili, per non dire impossibili. Ora però, se il futuro sembra roseo, viene un nuovo capitolo che è non complicato quanto imprevedibile. Come fare a migliorarsi, progredire e raggiungere un nuovo gradino? La nazionale ha il merito di porre i riflettori su questi talenti così radiosi, ma ci vuole il lavoro oscuro e certosino quotidiano per poter mantenersi ad altissimo livello.
Basta il campionato italiano, con magari spolverate di Eurolega da underdog con una Schio che deve ancora operare sul mercato vista la partenza di Sottana ed una anagrafica non certo incoraggiante per Macchi e Masciadri? Magari la squadra avrà più bisogno di lei come go to guy, il che è un bene, e anche di una Marzia Tagliamento che per essere una classe '97 può presto affermarsi, ma è sicuro che le sirene russe permetterebbero, a quella che è probabilmente la miglior giocatrice europea della nuova generazione, di fare quell'upgrade e confrontarsi con le vere americane WNBA, che deve essere il prossimo traguardo da tagliare per la giovane azzurra. E se queste sono le basi di partenza, nelle estati americane non sarebbe una delle europee da pochi minuti, ma una di quelle che fanno la differenza, come era stata a suo tempo la Pollini, oramai tantissimi, troppi, anni fa.