Il post Europeo femminile: riflessioni e spunti per il futuro azzurro

l'analisi riflessiva su quel fischio, cosa significa e cosa davvero è il basket femminile in Italia
25.06.2017 18:43 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Cecilia Zandalasini
Cecilia Zandalasini
© foto di Facebook Fip

Il basket femminile azzurro ha chiuso la sua avventura europea con l’inutile finale per il 7^ e 8^ posto, vinta agevolmente contro la Slovacchia per 71-54 (Gorini 14+6rbz+3ast, Zandalasini 12+6rbz+4ast, Sottana 12) ma inutile e scontato dire che la Lettonia è il punto, l’ennesimo, di un arrivo mancato, di un obiettivo fallito nonostante il bel gioco, nonostante la grinta e il cuore, nonostante Cecilia Zandalasini, che da classe '96 è probabilmente la migliore ala europea in circolazione. Quel fischio di antisportivo ha però avuto il “merito” di far riaccendere i riflettori sul mondo del basket in gonnella, tra la simpatia e la voglia di un gruppo straordinario e la grande, forse mai troppo citata, aurea mediocritas che non regala mai alle nostre quella gioia che farebbe tutta la differenza.

IL FISCHIO
Liberiamoci dalle dietrologie e dalle ipotesi di complotto. Da più voci, si è sottolineato come il fischio a favore delle lettoni arrivi proprio nel giorno in cui Fiba Europe annuncia che i prossimi europei saranno disputati, in compartecipazione in Serbia e nel paese baltico. Alcuni lo chiamano caso, altri ci vedono del torbido. Sta di fatto che il fallo antisportivo così sanzionato, da regolamento, a voler essere precisi e pignoli ci sta, ma sarebbe da sanzionarsi per qualsiasi situazione di fallo sistematicamente o scientemente speso. A maggior ragione il contesto di un finale concitato di gara, punto a punto, con un obiettivo così importante, una presa di posizione del genere pesa, e la lettera di Giorgia Sottana, pubblicata su Facebook ed indirizzata metaforicamente proprio a quella giacchetta grigia, è una valida testimonianza in tal senso, se le lacrime di Cecilia Zandalasini non fossero bastate.

IL MOVIMENTO
L’attenzione mediatica però di questi giorni ha alzato il polverone con la carenza di un movimento cestistico, che, volendo riferirci (ma anche no) al solo mondo del basket in rosa, vive un andirivieni di periodi, tra i fasti di quando la nazionale ci esalta e quelli di buio di un campionato che si riduce ai minimi termini ogni anno, in cui Schio ha budget da capogiro ed è l’unica che va in Europa, mentre all’anti-Schio di turno, che magari può anche vincere lo scudetto o la coppa Italia, come Lucca o Ragusa ad esempio, non restano che le briciole, con partecipazioni in coppe europee minori che, finchè si resta alle prime fasi, con squadre est e centro europeo, vede le nostre compagini battersi, appena ci si fronteggia con realtà che appartengono a Francia, Spagna, Turchia, Russia, vede le nostre sgretolarsi inesorabilmente, tamquam non esset, nonostante progetti e allenatori preparati. Quindi, quando dopo il trasferimento di Sottana al Montpellier, già ufficializzato, si paventava la possibilità che Zanda finisse ad Ekaterinburg, in Russia, la massima lega europea in cui giocano le top player Wnba americane, subito è arrivata la smentita, quasi fosse il furto della gioconda, laddove forse alla ragazza lombarda poteva essere una speranza di crescere ulteriormente e di confrontarsi contro le migliori atlete del mondo. Sì perché a Schio Cecilia è parte del gruppo, magari arriva anche ai 30’ di media, non sempre in Eurolega a dire il vero, ma solo in Europa può avere un avversario davvero credibile e stimolante, perché in Italia, salvo poche eccezioni, il massimo stimolo è sfidare le tue compagne di nazionale.

CAPOBIANCO
Dopo gli anni della gestione Ticchi e poi quella della gestione Ricchini, la crescita del movimento è visibile, anche e soprattutto col lavoro di Capobianco, uomo giusto, ma i mezzi a disposizione non sono certo quelli di un movimento in crescita. Palestre non all’altezza, federazione non sempre presente a fronteggiare le tante defezioni che ogni anno rendono i campionati monchi, l’essere comunque non in grado di affrontare un ricambio generazione per quelle giocatrici come Mascadri, Macchi, le over 30 insomma, perché le giovani o nelle proprie squadre (e si aggiungerebbe addirittura anche in Italia) o nei college (sono in tante le ragazze che sono oversea) non giocano o comunque non sono ancora pronte. Per cui alla fine è sempre lo storico gruppo che va avanti, con qualche innesto qua e là: 2 anni fa è stata la volta di Gorini e Dotto, quest’anno di Zandalasini, Penna e De Pretto, potrebbe poi toccare a Tagliamento magari in futuro. Ma poi? Abbiamo vinto ori e fatto bei piazzamenti in giovanile, eppure queste giovani non hanno mai la possibilità di giocare davvero, perché la stessa Zandalasini ha subito un tremendo apprendistato per inserirsi a pieni minuti nelle rotazioni a Schio di Mendez.

IN CONCLUSIONE
Parlare, piangere e disperarsi serve a poco. Serve ora lucidità e programmazione, ma soprattutto fiducia. Perché se quel fischio arriva, magari c’è un errore, è fuori di dubbio, non importa se questo errore sia estemporaneo sul campo o a monte dalle stanze del potere, ma se devi crescere, crescere e crescere, e poi alla fine non arrivi mai, non c’è sfortuna o arbitro che tenga. Sereve rivoluzionare un po’ le cose, perché coach e talenti ci sono, e sono cristallini, e devono solo avere la possibilità di lavorare davvero. Bisogna migliorare e alzare il livello della serie A, non con le straniere forti, ma potenziando il numero di squadre e rendendo le cose più competitive, sennò si resterà nel limbo, nella media classifica, come le tante squadre che guardano a Schio, e non ce ne vogliano le scledensi che da anni “sono” il basket italiano e 3/4 di nazionale, e pensano solo al fatto che forse a quel livello non ci si potrà mai arrivare.