Boston Celtics: cosa va e cosa non va in queste Conference Finals

Approfittiamo del break di due giorni per il cambio di campo per analizzare lo stato delle quattro semifinaliste NBA.
19.05.2018 09:16 di  Ennio Terrasi Borghesan  Twitter:    vedi letture
Boston Celtics: cosa va e cosa non va in queste Conference Finals

Sulle ali dell’entusiasmo per un insperato 2-0 in Finale di Conference, i Boston Celtics sono a sei vittorie dal titolo nonostante l’assenza di Kyrie Irving e Gordon Hayward, avendo già messo alle spalle i Cleveland Cavaliers di LeBron James.

Cosa va: innanzitutto l’energia in difesa. Capace di limitare LeBron James in Gara 1 e il resto dei Cavs nel secondo episodio della serie, nonostante la prova mostre del Re con una tripla doppia da 42 punti. Anche la circolazione di palla in attacco, con insoliti protagonisti come Aron Baynes (10/20 da 3 in questi playoff).

Nei primi due episodi della serie, poi, è tornato in gran forma Jaylen Brown, per due volte top scorer dei Celtics e rebus di difficile soluzione per la difesa di Cleveland. Insieme a Brown e a Tatum, Horford e Rozier, è da sottolineare l’impatto di Marcus Morris.

L’ex Pistons aveva proclamato battaglia a inizio serie, definendosi come inferiore solo a Kawhi Leonard per difendere efficacemente su James. Sin qui, però, la bizzosa ala dei Celtics ha risposto alle parole con i fatti: è lui, sin qui, l’arma in più di Boston, e gli occhi in Gara 3 saranno puntati su di lui.

Cosa non va: più che su una serie sin qui condotta con autorità e merito, cosa sin qui non è andato della postseason dei Boston Celtics è, innanzitutto, il rendimento in trasferta.

Lontano dal Garden, dove è imbattuta, Boston ha vinto una sola partita (la rocambolesca Gara 3 con i Sixers) e un successo in Gara 3, oltre a invertire la rotta, chiuderebbe anche virtualmente la serie, aprendo per la squadra di Stevens le porte per una finale che avrebbe del clamoroso.