Rabbia, sfortuna ma grandi speranze: gli Spurs post gara 1

Aspetti negativi e positivi per la truppa di Popovich dopo la sconfitta in gara 1 contro Golden State
15.05.2017 20:29 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Rabbia, sfortuna ma grandi speranze: gli Spurs post gara 1
© foto di Twitter Spurs

Difficile chiamare sfortunata la sconfitta rimediata alla Oracle Arena. Ancor peggio se si considera quel 62-42 che aveva mostrato prospettive diverse dopo i primi 24 minuti di gioco. Se una squadra era già reduce da una serie contro Houston in cui aveva perso il suo play, dopo 6 gare tirate che per una gruppo in là con l'età anagrafica sono pesanti, bisognerebbe considerare come quel +20 sia straordinariamente ineccepibile. La pallacanestro di Popovich aveva imbrigliato anche l'attacco dei Warriors, con cambi difensivi studiati, gioco ben orchestrato intorno a Leonard e Aldridge, nonché visione e spazi aperti che neanche gli avversari sapevano creare. Quello che succede nel secondo tempo ha del paradossale: perché Leonard non solo stava dominando, ma aveva anche potuto riposare qualche minuto in più in panchina, visto che il quintetto della panchina neroargento aveva un Ginobili d'altri tempi.

Le cose, invece, cambiano su quell'episodio in cui Pachulia finisce sotto Leonard dopo un fallo commesso, con la caviglia dell'ala da San Diego State che va a farsi benedire, per un'esclusione che pesa e di fatto decide la gara in senso sfavorevole agli Spurs. Non la prima volta nella sua serata nella baia ma quella definitiva, che lo allontana per un po' dal parquet, forse fino a gara 3. Ora un giudizio sulla volontarietà o meno dell'intervento del Georgiano sarebbe una probatio diabolica: dai frame televisivi sembrerebbe che il pivot ex Dallas e Atlanta, dopo aver commesso il fallo, non si arresti come potrebbe ma proceda nel suo moto. Non esiste la prova tv del basket né la moviola come nel processo del Lunedì, eppure un singolo dettaglio cambia tutto. Stridenti le dichiarazioni del post gara: Durant parla di Zaza come un giocatore sempre corretto e 'clean' sul parquet, dato che se parametrato su blocchi spigolosi e qualche reazione inconsulta viene sconfessato in poche battute. KD si spinge oltre, attribuendo tali 'doti' anche al collettivo Warriors, in cui però tali argomentazioni non reggono,vedasi Green che è campione per talento sì, ma non senza eccessi. Leonard dice che a suo giudizio il lungo avversario non.avrebbe potuto pensarla una cosa del genere ma da uno che non parla troppo e che tende a nascondere la propria persona dietro una grande riservatezza c'era da aspettarselo.

Senza un tre che abbia fisico e centimetri, ma soprattutto leadership difensiva, il calo degli Spurs è evidente. Mills non è in serata di grazia, fa quello che può su Curry che, indemoniato, aggredisce la ripresa con fare insaziabile: triple e giocate di tocco lanciano la rimonta, ma senza un Kevin Durant effettivo la gara non sarebbe girata ai 4.09'' dalla fine. L'ex Thunder è continuo, ma soprattutto riesce a colpire laddove il sistema Spurs non può arrivare. Marcato ora da Anderson (cui va atto un plauso per qualche punto importante nel finale ma sempre con troppo poca personalità nel suo modo di giocare), ora da Simmons (che per essere un novizio ha dei numeri futuribil, KD azzanna la partita con una striscia delle sue, e quando la difesa collassa su di lui ci sono i tagli backdoor di Livingston a chiudere la pratica. Ora indubbiamente San Antonio nel quarto periodo sbaglia molto dal campo: Ginobili, che a 40 anni in una delle sue innumerevoli nuove vite ha guidato la squadra fino a quel momento, ha bisogno di qualcuno a cui affidarsi: quel qualcuno sarebbe Aldridge, che però ha speso tutto. Se giochi tanti minuti, anche perché Gasol in serata negativa era carico di falli, se devi prendere tanti tiri da isolamento sul post basso o post medio, o peggio da un pick and pop, l'ex Portland non può essere affidabile, specie se porta tutto il peso dell'attacco sulle spalle.

Popovich sapeva di non potersi affidare ad altri, ha visto l'occasione di un successo esterno e ha provato a sfruttarla, ma quel quarto periodo offensivamente parlando, segna il terreno per ciò che attiene ai limiti di San Antonio. Torniamo a Manu. Era in calo per minutaggio ed effettività sul parquet, eppure proprio quando la partita si decide e non solo lui c'è con giocate di energia, non solo in attacco come la gran schiacciata sul finale ma anche e soprattutto con letture difensive e gestione delle spaziature in attacco checome, in assenza di un play vero sono state la risoluzione di ogni problema; è qui che si innesta l'unico argomento che potrebbe però essere speso, in vista del prosieguo della serie, a favore degli spurs, ossia la difesa in transizione: KD per il suo fisico e Curry per il suo talento eclettico sono stati delle variabili, non a caso hanno avuto delle fiammate che seppur decisive sono state problematiche episodiche nell'arco del match della Oracle Arena. La difesa sul sistema Warriors, mettere pressione sui portatori di palla ha prodotto palle perse in sequenza che, come nell'ultima azione avrebbero potuto fare la differenza. Limitare Thompson e Green non è da poco, mancano i punti di qualche libero di troppo sbagliato e quei 3/4 canestri di Leonard (che comunque chiude con 26 punti e 8 rimbalzi in 23 minuti sia chiaro) che stanno fuori dal sistema. Si spera solo che una serie che si annuncia avvincente non sia condizionata da questa gara 1 dominata da episodi ed in cui il contraccolpo psicologico potrebbe essere pesante per la squadra texana.